28.3.06

Ma è farro o risotto?


Scrive la mia amica Marzia Tempestini sul Tirreno del 28 marzo:
Il consiglio viene da un esperto, uno di quelli che fin da bambino hanno seguito il lavoro nei campi imparando con gli occhi e il gusto prima che dalle nozioni poi lette sui libri. È Andrea Bertucci, l’oste più oste della Toscana, che nella sua bottega oggi osteria con mescita (l'Osteria del Vecchio Mulino) a Castelnuovo Garfagnana, con soli 20 coperti dove si può deliziare il palato con estasi gustative indimenticabili, raccoglie le delicatezze della Garfagnana e non solo.
E a proposito di Garfagnana e di prodotti tipici, anche l’utilizzo del farro, che qui si vanta della Igp (indicazione geografica protetta), ha il suo segreto. Questo prodotto antico, antico più del grano, da cui fu spodestato come alimento essenziale per la dieta dell’uomo, è eccellente in mille ricette e combinazioni.

«Servito caldo o freddo - consiglia Andrea Bertucci - dobbiamo utilizzarlo non solo nella passata di fagioli come lo vuole da sempre la tradizione toscana, ma osare e utilizzarlo come se fosse un chicco di riso. Ovvero occorre fare un soffritto come solitamente si fa per il riso, poi gettare il farro nella pentola e portarlo a cottura utilizzando il brodo a piacere, può essere di verdura di pesce, di carne. E gli ultimi 5 minuti si aggiunge il prodotto principale: può essere arricchito con i funghi, le verdure, le erbe di campo, il pesce ma anche la trota di fiume, oppure si può mettere alla fine della cottura del formaggio abbondante così da renderlo cremoso». «Inoltre - continua - se ne preparate una porzione in più, questa può essere tranquillamente riscaldata con l’aggiunta di un po’ di brodo perché il farro non scuoce». Pertanto per una casalinga sempre di corsa, ma che non vuole rinunciare a preparare manicaretti per la propria famiglia diventa un “atout”: pratico, salutare e gustoso.

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